TUTTO QUELLO CHE C'E' DA SAPERE SU JUERGEN TELLER
- Valentina Maugeri
- 4 apr 2024
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 1 mar
Si è conclusa giorno 1 aprile 2024 alla Triennale Milano la mostra "Juergen Teller I need to live", a cura di Thomas Weski in collaborazione con lo stesso Juergen Teller e Dovile Drizyte. L'esposizione, che era stata già presentata al Grand Palais Éphémère di Parigi dal 16 dicembre 2023 al 9 gennaio 2024, è stata la più ampia retrospettiva mai realizzata del lavoro del famoso fotografo tedesco che ha così raccontato la sua produzione creativa, dalla prima metà degli anni Novanta ad oggi.
Nel precedente articolo pubblicato una settimana fa, contenente i miei consigli su cosa vedere a Milano tra arte e moda questa primavera vi era inclusa la tappa alla Triennale di Milano per la seguente mostra disponibile fino al giorno di pasquetta. Siete riusciti ad andarci?
Spero per voi di sì, e leggete l'articolo fino alla fine per sapere tutto su Juergen Teller e la sua arte.
La filosofia fotografica di Teller
Artista poliedrico ed esuberante, Teller si è imposto nel panorama artistico come uno dei fotografi più influenti del nostro tempo, rivoluzionando i canoni estetici della fotografia ritrattistica e di moda ribaltandone le convenzioni con la sua visione audace e diretta della realtà.
Nato a Erlangen, in Germania, nel 1964, Teller ha iniziato il suo percorso nella fotografia da giovanissimo nella Londra degli anni '70, seguendo involontariamente le orme del padre, il quale anche egli era un fotografo, di cui si ne parla anche in un video mostrato proprio alla mostra.
Teller è stato in grado di spaziare da un tema all'altro con disinvoltura tra moda, still life, ritratto e reportage, sempre con uno sguardo anti -estetico e irriverente. La sua carriera ha attraversato diverse fasi, ma una costante è rimasta immutata: la capacità di catturare l'essenza autentica dei suoi soggetti, trasmettendo emozioni grezze e verità spietate.
Uno dei tratti distintivi del lavoro di Teller è la sua inclinazione a sfidare gli stereotipi di bellezza e perfezione, legati al concetto di divismo. In un'industria dominata dall'immagine patinata e dalla perfezione ritoccata, tipica degli anni '80 ed un po' anche degli ultimi anni, in particolar modo dopo l'avvento di Instagram e la sua idea di feed perfetto, le sue fotografie si distinguono per la loro fredda ed al contempo calda autenticità: fredda perché rappresentano la realtà in maniera nuda e diretta, calda perché ne raccontano tutte le emozioni di un attimo e ne rendono intuibili anche quelle future.
I need to live: l'importanza di essere vivi
Il titolo della mostra, "i need to live", si riferisce alle sensazioni di Teller dinanzi agli incidenti esistenziali che hanno segnato la sua vita, talvolta in modo tragico, come il suicidio del padre. L'artista affronta questi temi nello stesso modo in cui pratica la fotografia, con uno stile diretto e realistico, spesso anche ironico, ribaltandone la visione comune. Teller celebra l'importanza di essere vivi, riconoscendo al contempo la fragilità dell'esistenza umana che accomuna tutti.
Non è raro vederlo ritrarre volti di personaggi celebri non in posa, lontani dal concetto di divismo, in scatti quasi improvvisi o modelle svestite da ogni artificio, con smagliature e imperfezioni in bella mostra, ribaltando così gli ideali tradizionali di bellezza e celebrandola nella sua forma più autentica e reale.
Nei suoi lavori di moda hanno avuto un ruolo determinante le borse, vere protagoniste delle sue fotografie, rendendo iconiche immagini come quella dell'attrice Maggie Smith per Loewe, o quelle realizzate per campagne di Céline.
La sua collaborazione con celebri brand e riviste di moda, come Saint Laurent, Marc Jacobs, Celine, Vogue e W Magazine, ha contribuito a ridefinire i confini tra moda e arte, introducendo un'estetica più cruda e controversa: i suoi scatti provocatori e audaci, contenenti spesso nudo, hanno suscitato reazioni accese, diventando oggetto di critiche, ma che al contempo hanno conquistato una fetta di ammiratori che apprezzano la sua franchezza e il suo coraggio nel rompere gli schemi.
L' obiettivo della sua fotografia è quello di spogliare chiunque da vestiti, filtri e lustrini, mostrando tutta la cruda realtà dei sentimenti umani appartenenti anche a celebrità come l'irriverente Vivienne Westwood, o il volto di un'arrivabile come Yves Saint Laurent.
La mostra stessa, è stata realizzata con il supporto di Saint Laurent by Anthony Vaccarello contenente una sezione che celebra le campagne fotografiche più iconiche che Teller ha firmato negli ultimi anni per la maison francese diretta da Vaccarello, paragonando il loro lavoro al sodalizio che anni fa instaurarono Yves Saint Laurent ed Helmut Newton. E' stato Vaccarello stesso ad affermare che secondo la sua visione "i due artisti hanno creato un connubio creativo incomparabile. Ciascuno a modo suo sapeva, consciamente o inconsciamente, come rivelare una parte inaccessibile dell'altro".
Le sue opere spaziano tra una vasta gamma di soggetti: dai volti delle celebrità ai paesaggi urbani, dai ritratti intimi alla già citata fotografia di nudo, dall'autoritratto come una sperimentale ricerca del proprio io, alla fotografia di still life, sempre con uno sguardo innovativo e sperimentale che mescola elementi di alta e bassa cultura, ed unisce il glamour alla cruda realtà, lo rendendolo uno dei fotografi più all'avanguardia degli ultimi 20 anni.
E mentre il mondo della fotografia continua a evolversi, il genio ribelle di Juergen Teller rimane fedele alla sua arte, oltre che una fonte di ispirazione per le nuove generazioni, che stanno tornando ad un'estetica più vera ed umana della realtà anche attraverso i social network.
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