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Immagine del redattoreValentina Maugeri

RIFLESSIONI SULLA FORMA ED IL CONTENUTO DELLA MODA

Aggiornamento: 11 nov

La moda è in crisi!

È una frase che abbiamo sentito spesso negli ultimi mesi: complice la perdita dei ricavi annui, il “gioco delle poltrone” dei direttori creativi ed i giganti del lusso che pretendono sempre di più, mettendo così in crisi la creatività dei designer.


In questo articolo parleremo dei principali show dell'ultima settimana della moda parigina, dei principali temi che ne hanno caratterizzato le collezioni, di quelle che possiamo ipotizzare tra le cause di questa crisi , che si vocifera ormai da anni, rifletteremo sull'argomento sostenibilità ed infine ci interrogheremo su un quesito:


Ma secondo voi, la moda in questo momento è più l’involucro della sua stessa forma o il contenuto di essa?






Io sono Valentina Maugeri, pseudo fashion blogger, studio fashion design e lavoro spesso al contatto con il pubblico

Da poco più di un anno ho fondato Dialoghi di Stile con l'obiettivo di far trasparire la mia visione del mondo della moda e di rendere esso e quello che vi circola intorno più fruibile per voi tutti.





Con forma possiamo intendere la struttura, l'involucro o l'immagine; rappresenta il mezzo d'espressione del contenuto, ma non sempre e dopo andremo a chiarire il perché.

Con contenuto intendiamo il significato, il messaggio o l'intento; rappresenta l'emozione nella creazione, attraverso la forma.


Sembrerebbe che forma e contenuto siano imprescindibili, ma spesso uno dei due può prevalere fino a quasi ad annullare l'altro. E' il caso di settori fortemente capitalisti, come in questo caso la moda, fatta di abiti, cose, persone ed immagini.

Ma cerchiamo di capire qual é la forma ed il contenuto della moda in questo momento.



La forma ed il contenuto che abbiamo visto durante la Paris Fashion Week SS25


Le ultime fashion week, con sfilate e presentazioni sempre più ricche sembrano non trasmettere alcuna incertezza, se non fosse per la già citata creatività in calo, di cui è sempre stato attivo fan il mercato asiatico, che adesso non è più attivo a fare acquisti.


Il Fashion Month si era concluso lo scorso 3 Ottobre tra i sogni son desideri di Coperni, nell'originale cornice di Disnayland Paris; sogni poi avverati da Re Giorgio Armani il 17 Ottobre con la sua sfilata Primavera-Estate 2025 a New York per celebrare l'apertura del nuovo Armani Building, sfilando per la prima volta fuori dal calendario milanese.

Dior Paris Fashion Week SS2025 Dialoghi di Stile

Come da tradizione, ad aprire la Paris Fashion Week è stato Dior con Maria Grazia Chiuri che ha portato in passerella una donna guerriera consapevole e fiera di sé, nelle vesti di un'amazzone greca, in omaggio forse alle Olimpiadi di Parigi tenutesi pochi mesi prima, proponendo un dibattito a tre tra corpo, abito e sport che la Chiuri indaga particolarmente con questa collezione, nella sua immagine di femminismo che si discosta nettamente dalla gonna a corolla e dal vitino da vespa tipico delle origini della maison.


A cosa ha puntato la Chiuri tra forma e contenuto secondo voi?


Da Saint Laurent, Vaccarello rende omaggio alla personalità elegante ed ecclettica del fondatore della maison, sempre in completo giacca e cravatta ed al contempo amante della libertà dei corpi, dell'arte, delle culture.

Una collezione molto androgina e fluida, che decide di nascondere le essenze del corpo femminile con capi over, che poi decide di "liberarsi", ed è qui che la collezione si trasforma con colori vibranti, tessuti leggeri e trasparenze in pieno stile bohò-chic.


Prevale più la forma o il contenuto?


Saint Laurent SS25 Paris Fashion Week by Anthony Vaccarello

Inaspettatamente sensuale ed erotica è la Schiaparelli di Daniel Roseberry, che dichiara di rivolgere alle giovani figlie delle clienti attuali: corsetti a vitino di vespa, scollature molto profonde, canotte, denim, e maxi trecce-accessori che accompagnavano quasi ogni proposta. Molti dubbi e critiche sono state rivolte a questa collezione per alcune caratteristiche distante dall'immaginario schiapparelliano.


È qui che senza interrogarvi vi esprimo il mio parere: solo forma, con pochi contenuti.


Schiaparelli SS25 PFW by Daniel Roseberry

Olivier Rustinguer per Balmain è sempre in grado di farci restare a bocca aperta: forme scultoree rappresentanti di una rigidità d'animo umano oltre che dei corpi, dove al contempo convive consapevolezza e potere, oltre che eleganza opulenta, data dai ricami di perle e perline realizzati a mano su molti capi.

La collezione si fa messaggera dell'ingresso nel mercato del beauty di Balmain, con i profumi portati a mano dalle modelle ed i diversi riferimenti al mondo del make up ben come il volto


Forma, contenuto o equilibrio di entrambi?


Balmain SS 2025 Parigi Fashion Week- post di Dialoghi di Stile

Lo show più atteso della PFW è stato senz’altro quello del ritorno di Alessandro Michele in Valentino.

La sua collezione è stata così come ce l'aspettavamo: ricca, opulenta, artistica, fluida e barocca.

Anche qui abbiamo una rivisitazione degli archivi del fondatore risalenti agli anni '60-'70 del secolo scorso, realizzati con il linguaggio inconfondibile di Alessandro Michele. Molto retrò l'atmosfera, in bilico tra sogno ed angoscia.

Ricchezza di accessori e dettagli vari, che si pongono probabilmente l'obiettivo di alzare i fatturati, accompagnati dalla successiva dichiarazione di Michele intenzionato a realizzare una sola collezione di Haute Couture l'anno e non più due.

Ma sarà davvero così?


Forse è ancora presto per dare una definizione a Michele in Valentino, occorre parlare al futuro: sarà più una moda di forme o contenuti la sua?


Valentino prima sfilata di Alessandro Michele per la SS 2025 Paris Fashion Week


Qual è oggi l'obiettivo della moda?


Costruire forme di castelli in aria, illudendoci di trovarci dentro una fiaba Disney, oppure far si che tutti rimangano con i piedi per terra ad osservare un mondo sempre più irraggiungibile?


I temi ricorrenti durante le sfilate della Paris Fashion Week sono stati quelli che avevamo già potuto attenzionare a Milano: rivisitazione degli archivi, nostalgia e celebrazione del passato, sostenibilità, e voglia di fatturare aggiungerei.




La parola più “volgare” del momento: Sostenibilità


Sostenibilità è una delle parole più sfruttate degli ultimi anni, con il quale si ci riempie la bocca di parole non accompagnate da fatti.

Le proposte di produrre meno e diminuire le sfilate alzate durante il periodo del Covid-19 sembrano ormai utopia.

E mentre brand di fast fashion come H&M si preparano a festeggiare il ventennale delle collaborazioni con i guest designer delle loro limited edition con l'ingegnosa idea di rimettere in vendita online ed in alcuni store i capi delle collezioni di questi anni, e Zara annuncia le sue collaborazioni con Stefano Pilati a Settembre ed una con Kate Moss ad Ottobre, la moda e soprattutto la sua etica sembrano annegare in un mare di false promesse.



Creazione di Stefano Pilati per la collaborazione con Zara

Stefano Pilati per Zara


Prezzi in aumento, come anche la produzione, ed i ritmi incessanti che obbligano gli addetti ai lavori a spostarsi da una parte all'altra delle città (o del pianeta) ed a chi lavora dietro le quinte ad essere sempre più smart e veloce.


L’insostenibilità è data anche dal "lusso che è diventato sempre più un lusso", escludendo un’ampia fetta di mercato con una moda pronta che è stata resa sempre più un’alta moda pronta


Produrre e fatturare sono e saranno sempre più gli obiettivi di un grande mercato di merce come lo è quello della moda, soprattutto se a comandare sono gruppi come LVMH e Kering.



La moda non è in equilibrio


La moda parla attraverso gli abiti dei tempi che stiamo vivendo, lancia messaggi, consola, descrive un'epoca, ci lascia sognare, staccare la spina anche in quelle giornate in cui non ci sentiamo da sogno, ma è pur vero che l'arte non giustifica la sovrapproduzione della mancanza di creatività da parte dei brand, di cui non sappiamo se attribuire la responsabilità ai designer o ad i loro CEO.


Mi chiedo se questa mancanza di creatività è da attribuire ai marchi o ad un pubblico sempre più in crisi, sempre più spento, a cui interessa più apparire che essere.


Uno sbilancio tra forma e contenuto in cui non si capisce chi dei due primeggia, sintomi di un’epoca in crisi, dalla veduta sterile, in cui il vuoto cerca di essere colmato dall’aesthetic e da una ricerca di perfezione ideale inesistente.


E' anche vero che le crisi non sono sempre state attribuite ad avvenimenti totalmente negativi, ma spesso ne sono anche derivate le trasformazioni più significanti.


Sarà così anche per il fashion system?



Secondo te prevale più la forma o il contenuto nella moda attuale? Ti invito a rispondere a questo quesito ed a commentare il contenuto di questo articolo.

Puoi anche lasciare una recensione.


Grazie sempre,


Vale

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