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La moda è ciclica: una balorda nostalgia del passato

Aggiornamento: 7 mar

"La moda è ciclica", è una frase che abbiamo sentito dire spesso. Si dice che fa un grande giro e poi ritorna, portando con sé una ventata di "balorda nostalgia" del passato accompagnata da nuova freschezza.

Porterà tendenze destinate a rimanere o queste si dissolveranno velocemente?


Quello a cui stiamo assistendo ultimamente è un riciclo costante, e non mi riferisco agli abiti usati, almeno quel lavoro può essere definito ancora un'azione sostenibile.


Tra cambi di tendenze a suon di viralità su Tik Tok, spesso destinate a consumarsi e scomparire come il bagliore di un fash e la partenza della New York Fashion Week, che qui in Italia consideriamo poco, vista anche l'attesa della settimana santa di Sanremo da lì a poco in partenza, lo scorso giovedì 6 Febbraio il mondo della moda si svegliava con una notizia alquanto rumorosa: Sabato de Sarno non è più direttore creativo di Gucci dopo meno di due anni dal suo inizio!

Che un direttore creativo lasci il brand non è più una novità ultimamente, tempi ormai in cui il mondo della moda non è più molto differente dal calcio mercato, ma che questo avvenisse poco prima della Fashion Week milanese, di cui Gucci sarà il primo a calcare la passerella senza il suo creatore emette un suono quasi lugubre!


Si inizia ad avvertire la nostalgia di un tempo, quello durante il quale le direzioni artistiche nelle case della moda duravano decenni, affidandosi alla visione dei loro creativi, mentre oggi il tempo medio di permanenza di un designer è direttamente proporzionale alle richieste di mercato e dei CEO.

L'apparente esigenza di innovazione, l'accelerazione delle collezioni con le loro quantità e l'influenza dei social hanno contribuito a creare un "ciclo breve della vita", in cui i designer si trovano a dover rispondere a pressioni commerciali che nulla hanno di differente dal metodo fast fashion.


La transizione dall'opulenta arte visionaria di Alessandro Michele al Quiet Luxury di Sabato de Sarno, designer alla sua prima volta come direttore creativo, formatosi sotto l'ala di Pierpaolo Piccioli da Valentino, ha rappresentato un cambio di rotta dissacrante per il brand, disorientando i clienti fedeli a Gucci dal 2015 e mettendo in crisi l'identità del marchio in un periodo già pieno di incertezze e contraddizioni.



Pierpaolo Piccioli ex direttore creativo di Valentino
Pierpaolo Piccioli ex direttore creativo di Valentino

L'elevazione al Quiet Luxury come ancora di salvezza non ha funzionato per il progetto Gucci: Il marchio ha registrato perdite pari al 25% nel terzo trimestre del 2024, un dato preoccupante per il gruppo Kering, di cui Gucci fa parte dal 1999.


La visione creativa dei designer viene sacrificata in nome del profitto immediato, portando ad un riciclo di teste che girano da un brand all'altro, ufficializzandone il passaggio da un'ora all'altra, come il caso Matthieu Blazy che lascia Bottega Veneta e approda a Chanel.


Trovo che questo ennesimo e triste giro di roulette russa rispecchi appieno quello che questo mercato saturo può riservare alle giovani promesse, nel settore della moda ma anche in altri campi.

Un po' come quello che si teme per gli artisti appena usciti freschi da Sanremo, evento di portata internazionale che tanto ci può far capire su gli usi ed i costumi della società attuale e le tendenze di mercato.



Coma Cose in Valentino by Alessandro Michele
Coma Cose in Valentino by Alessandro Michele

Elogiamo la creatività, ma bramiamo il gossip e lo scandalo, adoriamo Coma Cose e la loro mise da marketing per Valentino by Alessandro Michele, ma eleviamo Lucio Corsi a nuovo mentore di vita ed influencer dell'arte del vestire, ci indigniamo per una Elodie disinibita ai suoi concerti mentre a Sanremo la si sbeffeggia quasi per i sofisticati abiti lunghi d'ispirazione anni '30-'40; gridiamo spazio ai giovani, ma se questi vincono li definiamo banali e superflui. E' vero, stiamo vivendo una balorda nostalgia del passato, che ci ha forse fatto perdere il buon senso della ragione e la voglia di continuare a guardare al futuro.


Sono tempi aspri quelli in cui stiamo vivendo, le maison sono messe a dura prova e la moda, in tutte le sue viscere, ne è da sempre il riflesso: la domanda in calo soprattutto da parte della Cina, l’inflazione, il rallentamento economico globale, le guerre, la sempre più incertezza e bassa qualità dei materiali, hanno reso i consumatori più selettivi nei loro acquisti di alta gamma.

Contribuiscono a ciò il sempre più crescente mercato del fast fashion, ed anche, fortunatamente direi, la crescente domanda di capi second hand e vintage.

Al contempo la visione estetica di un designer finisce per essere sacrificata in nome della conquista dei profitti. La moda non esprime più opinioni, non sostiene più ideologie, sembra non avere più niente da dire, se non di guardare al passato.


Credo che il colosso del lusso Kering sta puntando ad un "effetto fenice": distruggere tutto per poi risorgere dalle proprie ceneri, ancora non visibile però dato che il fuoco continua a divamparsi.


La moda dovrebbe farci vivere un sogno, ma i primi che sembrano non sognare più sono i i designer. In questo contesto, ci sono marchi come Hermès che sono riusciti a mantenere una crescita costante grazie a un posizionamento chiaro ed un'identità solida da sempre. Una che pare non perdere mai la bussola è Prada, e l'unico che negli ultimi tempi ci ha messi tutti d'accorso è stato John Galliano con la collezione Artisanal per Maison Margiela, di cui ha da poco lasciato il trono.


Ciò dimostra che una forte personalità, accompagnata dalla creatività e dall'esprimere un'opinione funziona ancora, come quella del già citato cantante Lucio Corsi, arrivato secondo a Sanremo, e diventato una star dei social per il suo look anticonvenzionale dal gusto vintage e creativo. Che sia la volta in cui ci stiamo facendo finalmente influenzare da un buon punto di riferimento?

Spero che la sua, come quella di Olly il vincitore, siano delle meteore destinate a splendere nel firmamento e non destinate a consumarsi velocemente in mano alle nostre mani e quelle del mercato.

Moda e musica sono sempre state collegate da uno stretto filo conduttore, di cui spesso la prima non è stata che l'immagine della seconda.


Lucio Corsi secondo classificato al Festival di Sanremo
Lucio Corsi secondo classificato al Festival di Sanremo

Ma tornando alla moda, perché di questo parliamo in Dialoghi di Stile, mentre tutti ci chiediamo cosa ne sarà di Gucci e della sua identità quasi perduta in fondo al tunnel dei profitti, mi chiedo anche cosa ne sarà di Sabato de Sarno e di chi crede in lui? E Pierpalo Piccioli? Sta finendo il famoso anno dopo la separazione da Valentino.


E chi sarà il prossimo a lasciare il trono?

Qualche settimana fa un breve rumors aveva fatto girar voce che Armani sia alla ricerca di un futuro direttore creativo; strategia di viralità anche questa?


La moda è ciclica si, tanto da far girare la testa causandoci la nausea.



Se vi va, vi aspetto sotto nei commenti.




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Dialoghi di Stile
di Valentina Maugeri
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