COME FERDINANDO SCIANNA CI RICORDA LA NOSTRA SICILIA
- Valentina Maugeri
- 24 ott 2023
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 1 mar
Luce ed ombra, bianco e nero, vita e morte, sacro e profano, apertura e chiusura: sono questi i binomi contrapposti che raccontano la Sicilia di Ferdinando Scianna nelle sue fotografie "veriste" e suggestive, che ricordano un po' i racconti verghiani ed i dipinti del movimento dei macchiaioli della metà dell'800.
Una fotografia nuda ed affascinante quella che celebra la vita dei paeselli siciliani, del folklore e del modo di vivere "siciliano" nei decenni successivi al secondo conflitto mondiale.

Pochi giorni fa mi sono recata al Museo Civico del Castello Ursino di Catania per assistere alla mostra fotografica " Ferdinando Scianna. Ti ricordo Sicilia", a cura di Paola Bergna e Alberto Bianda, promossa e prodotta dal Comune di Catania e Civita Sicilia.
Allestita all'ultimo piano del castello e sviluppata lungo un percorso narrativo, che suddivide le 80 fotografie selezionate per raccontare il suo lungo percorso artistico, suddiviso in capitoli che raccontano del paese di origine, ovvero Bagheria, delle feste religiose, del sodalizio con la modella Marpessa, dei paesaggi dei luoghi siciliani, dei volti immortalati e del suo rapporto d'amicizia con Leonardo Sciascia
Durante il mio percorso presso l'Accademia di Belle Arti ho avuto modo di conoscere e studiare la figura di Scianna in veste di fotografo di moda, con particolare attenzione al sodalizio instaurato con Dolce & Gabbana negli anni '80, quando i due stilisti erano ancora agli esordi, ma di questo ve ne parlerò nelle prossime righe, perché immagino già che molti di voi si stanno chiedendo chi è Ferdinando Scianna?
Cresce in un piccolo paese della Sicilia rurale Bagheria, in provincia di Palermo, ed e Inizia ad appassionarsi alla fotografia già a 16 anni, quando suo padre gli regala una macchina fotografica e si diverte ad immortalare le sue compagne di liceo.
Nel 1967 Scianna si trasferisce a Milano; nel giro di un anno inizia a collaborare come fotoreporter con il settimanale «L'Europeo», diventandone in seguito corrispondente da Parigi, dove conosce Henri Cartier-Bresson, famoso fotografo che lo introdurrà all'interno dell'agenzia fotografica internazionale Magnum Photos, coronando Scianna il primo fotografo italiano a farne parte.
Con il già citato scrittore Sciascia ebbe un legame lavorativo ed affettivo speciale; si conobbero per caso dopo che Sciascia, visitò una delle prime mostre fotografiche di Scianna, allestita al circolo della cultura di Bagheria. Da quell'incontro nacque la loro prima collaborazione tra i due: Feste religiose in Sicilia (1965), che portò alla vincita del premio Nadar e ad altre opere realizzate successivamente.

“Fotografare la Sicilia per me è quasi una ridondanza verbale. Ho cominciato a fotografare intorno ai diciassette anni e la Sicilia era là. Ho cominciato a fotografare perché la Sicilia era là. Per capirla e attraverso le fotografie per cercare di capire, forse, che cosa significa essere siciliano".
Scianna racconta di una Sicilia che cambia velocemente, pur rimanendo ancorata ai suoi riti e alle sue tradizioni. Oltre alle bellezze e le contraddizioni della nostra terra, la religiosità popolare e le tradizioni, immortalerà anche la guerra, i ritratti di volti non solo di personaggi noti come Sciascia, ma anche di gente comune.
E' stato emozionate poter vedere dal vivo quelle fotografie che per anni ho visto stampate solo nei libri e nelle riviste di moda, come questa qua in basso, in assoluto una delle mie preferite, inserita anche all'interno della mia tesi di Laurea.

Per questo scontato motivo il mio focus è stato indirizzato verso le fotografie di Marpessa, la modella olandese fotografata in atmosfere mediterranee e paesane, con indosso gli abiti neri firmati Dolce & Gabbana, in narrazioni cariche di fascino e mistero, in una continuo contrasto tra arcaismo e contemporaneità, tradizione della visione femminile e di ribellione contro i pregiudizi.
L'emozione è stata ancor più pervasiva per me è stata poter vedere delle fotografie così cariche di familiarità per una siciliana che quelle scene, quegli arredi, quei vicoli li ha vissuti fin da bambina. Le fotografie di Scianna sembrano emettere un profumo già sentito più volte per me, mixato tra l'odore delle case dei nonni, quello degli alberi di fico d'india, quello di incenso delle chiese e quello avvertito nei vicoli stretti dei paesini d'estate.

La fotografia, anzi direi la filosofia di Scianna, vive nella profondità di un racconto apparentemente semplice, nelle immagini instantanee, che raccontano le verità delle scene raffigurate e che invitano lo spettatore ad andare oltre.
In questo quadro filosofico si inserisce il tema della ricerca dell'identità, non solo del singolo individuo, ma anche di un'identità collettiva, quella siciliana, quella di paese, legata al concetto di appartenenza al gruppo sociale, con il quale si condividono tradizioni, sapori, odori e concetti. In questo senso le sue immagini possono essere considerate filosofiche e letterarie, poiché raccontano il teatro dell'esistenza umana in cui tutti siamo partecipi, un po' come hanno fatto, Verga e Pirandello nelle loro opere, per citare altri due narratori siciliani che con le loro opere hanno raccontato questa terra tanto bella ed al contempo struggente per chi ci nasce e la vive.
Si conclude qui il mio racconto sulla figura di Ferdinando Scianna e la mostra dedicatogli a Catania. se volete andare a vederla, vi ricordo che avete tempo fino a domenica 5 Novembre, visitabile tutti i giorni dalle ore 10 alle 19 e che potete trovare tutte le info sul sito del Museo Civico del Castello Ursino, che vi allego qui in basso.
Spero che questo articolo sia stato di vostro particolare gradimento, dato che per me, quando si tratta di "racconti locali" diventa più impegnativo ed emozionante scrivere per il mio blog.
Come sempre vi aspetto nei commenti qui sotto oppure su Instagram.
Un abbraccio!
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